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Chi si autodefinisce liberale

di Felice Mill Colorni

Anche il partito russo antisemita e antioccidentale di Zhirinovski si dice liberale; e la maggior parte dei clericali italiani, anche estremisti, si dice laica (“ma non lacista”, dicono). Ma la battaglia per la difesa delle parole è parte integrante, forse preliminare – e nell’Italia orwelliana di questi anni più che altrove – della lotta politica.

Aggiungo un altro elemento: così come sarebbe ridicolo prendere per buona l’autodefinizione di liberaldemocratico da parte di Zhirinovski, o l’autodefinizione di laici che si danno abitualmente i clericali estremisti, come si fa a prendere per buona l’autodefinizione di liberale da parte di Berlusconi e addirittura considerarla normativa, o almeno autorevole? B è liberale quanto io sono eschimese. Che cosa si potrebbe mai rintracciare di anche solo lontanamente imparentato con il liberalismo, anche con quello più conservatore o, nel suo caso, anche soltanto con il liberismo in uno così? Non solo B e i suoi fanno parte, a livello internazionale, di una delle famiglie politiche che si oppongono a quella liberale, e infatti sottolinea continuamente la sua appartenenza al Ppe, ma, quando ciarla di idee politiche, lo fa sempre da perfetto e assoluto sprovveduto: per esempio, dicendo che desidererebbe avere il suo amico Putin ricordate l’espressione, al tempo stesso compiaciuta e allibita, dell’“amico Vladimir” quando se lo sentì dire in una conferenza stampa congiunta? come primo docente in una sua fantomatica “Università liberale” (che per fortuna non ha mai visto la luce).

 3-4 luglio 2012

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